20 Fotografie dal mio Cammino di Santiago

Il cammino di Santiago di Compostela. Un viaggio che descrivertelo a parole è impossibile.

Ottocento chilometri di spazio, un mese di tempo. Eppure la percezione di queste due unità di misura è così vacua quando ti trovi a fare un viaggio del genere.

 

 

Ero in un ostello di Milano quando ho deciso di intraprendere questo percorso, stavo girando un po’ il nord Italia cercando di capire cosa avrei fatto della mia vita. Iniziato a metà aprile e finito a maggio, dalla Francia fino a Santiago de Compostela. Sin dai primi giorni è stato magia.

 

 

Non ho fatto tante foto durante il cammino, forse perché prendere in mano la fotocamera comporta il dover pensare all’inquadratura, alla luce, alle impostazioni e io ero in uno stato di trance e meditazione perenne. Non avevo ancora la forza necessaria per prendere la fotografia seriamente.

 

 

Il cammino di Santiago è un viaggio che va intrapreso da soli. Un viaggio che è un po’ un riassunto della vita in un mese di tempo. Tra difficoltà, gioie, paure e il superare i tuoi limiti la parte più bella in assoluto è conoscere altre persone; il senso di appartenenza e di fratellanza che si viene a creare tra viandanti è una delle esperienze più autentiche e spontanee che abbia vissuto in tutta la mia vita.

 

 

Questo in parte perché chi intraprende questo cammino è alla ricerca di qualcosa. Credo sia questa la cosa che accumuna tutti i pellegrini.

 

 

Il cammino è una vita intera; inizi, muovi i primi passi, affronti le prime difficoltà, inciampi le prime volte, conosci le prime persone. Con qualcuno viaggerai per pochi minuti, per poche ore, con altri viaggerai per giorni prima che le vostre strade si dividano. Qualcuno lo reincontrerai quando meno te lo aspetti anche se eri convinto di non rivederlo mai più. Con alcune persone ti terrai in contatto per sempre, altre che nonostante ti abbiano cambiato la vita non le rivedrai mai più. Se sei fortunato concluderai il cammino di Santiago tenendoti per mano con chi è diventato per te una seconda famiglia.

 

 

Adoro camminare, stare all’aria aperta – la natura.

 

 

Abbiamo dormito principalmente negli albergues (ostelli/rifugi) in camerate da 12+ persone, è capitato di dormire anche fuori per scelta. Una delle notti più belle della mia vita è stata dormire all’aperto con altri 6 pellegrini. Ci eravamo incontrati la prima volta il giorno stesso e abbiamo deciso di fermarci su una montagna e dormire all’aperto. Avvolti in diversi sacchi a pelo, vestiti con tutto quello che ci portavamo nello zaino, accoccolati. Ricordo di essermi svegliato nel mezzo della notte, a guardare le stelle. Si sono svegliati anche gli altri e protetti dalle stelle più luminose che ho visto in vita mia siamo rimasti svegli per ore.

 

 

Non credo di aver avuto mai sogni così intensi come quella notte. E’ stata un’esperienza mistica, un rito sciamanico di connessione con la natura, le altre persone e me stesso.

 

 

Una settimana e pochi giorni dall’inizio del Cammino di Santiago ho deciso di smettere di fumare. Fumavo minimo un pacchetto al giorno già da diversi anni, ho cominciato a 16. Finire di botto non è stato facile, ricordo che ci ho pensato un paio di giorni, ero come preso da una psicosi che cercava di salvarmi la vita, che mi diceva di dovermi volere almeno un poco più di bene. Ho comprato un pacchetto di sigarette la mattina, ne ho fumato una e ho lasciato il pacchetto di fronte il tabacchino che me l’ha venduta, assieme al mio accendino.

 

 

Una volta tornato dal Cammino di Santiago avevo le idee molto più chiare; dovevo prendermi più cura di me stesso. Ho sentito per la prima volta la differenza che c’è nel prendersi cura del proprio corpo e della propria mente. Ed è un viaggio che ho iniziato con il cammino di Santiago ma che continua fino ad oggi.

 

 

Persone deliziose, di tutti i tipi, da tutte le parti del mondo. C’è chi dopo il cammino ha cambiato lavoro, città, vita e chi ancora oggi non ha smesso di viaggiare e si è ritrovato a girare per il mondo.

 

 

Una delle paure più grandi dell’uomo è quella di fallire. Il cammino di Santiago mi ha mostrato l’importanza del perseverare e di fare anche quei pochi passi al giorno. C’erano davvero tante persone avanti con l’età che pur andando più lentamente di me erano costanti, e con la loro costanza li ho visti superarmi più di una volta.

 

 

L’importante è quindi non lasciarsi sopraffare, stabilirsi un obbiettivo ben preciso che è raggiungibile e lottare per raggiungerlo. Una volta raggiunto stabilire il prossimo. Credo che sia un po’ questo che da valore alla vita; il progresso.

 

 

Un sacco di culture e storie diverse. Tante volte ci siamo ritrovati a cucinare tutti assieme nelle cucine degli albergue, ognuno faceva un piatto tipico, la mia specialità era la carbonara. Ho fatto amicizia con dei ragazzi Koreani, cucinavano benissimo e mangiavano un sacco piccante. Una volta li ho visti ordinare una pizza in una città e metterci sopra mezza bottiglietta di Tabasco.

 

 

Ho conosciuto scrittori, musicisti, imprenditori milionari, studenti, camerieri, cuochi, fotografi, chi lavorava ai documentari, chi nell’industria musicale sud Koreana, poeti, manager, vagabondi, insegnanti…

 

 

A Santiago non ho fatto fotografie, l’ultima foto che ho è a 5km da Santiago.

Il viaggio continua.